GIULIANO GIUMAN

Questa frase è la chiave di tutto il mio percorso artistico.Lascia intuire perché abbandonai la musica per abbracciare la pittura. Suonavo da professionista e smisi per dedicarmi alla ricerca artistica, utilizzai tutte le novità dell’avanguardia:dalla fotografia al video, dall’installazione alla performance.La musica è rimasta comunque sottesa alla ricerca pittorica, a volte in maniera evidente, altre meno, ma pur sempre come filo conduttore. Per la pittura, devo ringraziare Gerardo Dottori che oltre ad insegnarmi il “mestiere”, come soleva dirmi, mi spronò a viaggiare per conoscere e confrontarmi con artisti e critici fuori dall’Umbria, cosa che feci a partire dai primi anni ‘70. Sono tuttora orgoglioso di quella scelta, molto dura e coraggiosa. Vivere di sola arte non è facile se non si sceglie la via commerciale, ma diventa una scuola ed un modello di rigore. Il mio quarantennale viaggio si può dividere in tre cicli. Il primo è il tema dell’ombra: dura circa dieci anni e si realizza in diverse espressioni di ricerca. Il secondo è il tema della musica: ossia lo studio del rapporto tra suono e immagine, acustica e luce, vibrazione e segno. Il terzo parte dalla metà degli anni ’80,non da un tema ma, casualmente, dalla scelta del supporto, il vetro, che motiva la sfida della ricerca dell’assoluta trasparenza.
Una ricerca totalizzante, sia per quanto riguarda il lato estetico che quello tecnico. Una figura che in musica si rappresenta
sovrapponendo il compositore all’esecutore. Ora dopo tanti anni di anni di esperienza artistica, dedicata alla trasparenza e
alla luce, sto lavorando al suo contrario: il buio. Lavoro ad un evento che cerca di spiegare l’attrazione misteriosa verso le
tenebre che da sempre affascina gli uomini. Ritorna così la frase/chiave del mio percorso artistico: il silenzio non è l’antitesi del
suono, il buio non è l’antitesi della luce. Il silenzio è musicale, il buio è luminoso.


25.01.2022